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Ingegno al femminile: quattro percorsi STEM nel Gruppo Pittini

Le competenze STEM - scienza, tecnologia, ingegneria e matematica - sono sempre più centrali nei processi di innovazione, e la presenza femminile in questo ambito rappresenta un valore aggiunto.

Per dare voce a esempi di talento e determinazione, abbiamo raccolto le testimonianze di quattro colleghe del Gruppo che hanno trasformato la passione scientifica in professione.

Federica Carbone (Laurea Magi­strale in Ingegneria Energe­tica e Nucleare, Politecnico di Torino), energy management specialist, monitora i consumi e identifica opportunità di miglioramento energetico. Alla base del suo percorso c’è un modello importante: “Mia madre si è laureata in Matematica e Fisica negli anni ’80, quando le donne in questi campi erano ancora meno di oggi. Lei non ha mai vissuto il contesto come un ostacolo: era troppo concentrata su ciò che le piaceva”. Un insegnamento che Federica porta nel quotidiano: “Non esiste progresso senza curiosità. Analizzare i dati significa prima di tutto porsi domande giuste e cercare le ragioni dietro ai fenomeni”.

Nel servizio Prevenzione e Protezione di Acciaierie di Verona lavora Fulvia Carfagnini (Laurea Ma­gistrale in Ingegneria per l’Ambiente ed il Territorio, Università degli Studi di Trento) ¸ impegnata nel promuovere salute e sicurezza come valore condiviso, non come semplice obbligo formale. “Il percorso STEM mi ha dato un metodo: oggi affronto progetti e criticità con un approccio strutturato”, racconta. Le soft skill acquisite negli anni si riflettono nel suo modo di collaborare: “Il lavoro di squadra è fondamentale: confrontarsi con opinioni diverse, definire priorità, rispettare le scadenze… è una sfida quotidiana, come lo era all’università”.

Anna De Monte (Laurea Magi­strale in Chimica, Universi­tà degli Studi di Trieste), analista di laboratorio in Ferriere Nord, ha invece intrapreso un cammino non lineare. “Alle superiori adoravo le materie letterarie e avevo voti bassi in chimica. Non avevo ancora una direzione chiara”, ammette. La svolta arriva all’università, durante un laboratorio: “Mi sono innamorata della chimica lavorando sul campo. È stato difficile cambiare percorso, recuperare esami e rimettermi in gioco, ma è stata la scelta più giusta”. Oggi gestisce sia attività operative che sistemi di laboratorio: “La parte gestionale e quella pratica si completano alla perfezione: rispecchiano la mia natura”.

Infine, Silvia De Sio (PhD in Fisica Colloidale/Bio-fisica, Uni­versità Heinrich Heine di Düsseldorf), tecnologo di processo a Siderpotenza, affronta ogni giorno la complessità dei processi di fusione. “Il mio primo impatto con il mondo siderurgico è stato di affascinato stupore”, racconta. “La complessità degli impianti è enorme, ma viene domata da una rete di persone che collaborano con precisione artigianale”. Un ambiente impegnativo, ma stimolante: “Non mi aspettavo di lavorare in siderurgia, ma oggi non potrei immaginare un contesto più adatto alla mia formazione scientifica”.

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