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Il filo Pittarc unisce arte e industria alla Biennale di Venezia

PITTARC protagonista di un’opera esposta alla Biennale di Venezia. Il filo è stato utilizzato dall’artista Arcangelo Sassolino in un’originale rivisitazione di un’opera del Caravaggio.

Saldatura protagonista alla Biennale di Venezia

Saldare vuol dire creare. I saldatori danno vita a nuove realizzazioni unendo parti diverse tra loro. Elementi che spesso presi singolarmente non avrebbero utilità, ma che diventano fondamentali se uniti ad altri. Per questo i saldatori sono dei creativi a tutti gli effetti: inventori di nuovi oggetti e nuove forme che oltre alla necessaria utilità, conservano anche il gusto estetico delle cose ben fatte. La loro è un’attività che si avvicina al mondo dell’arte e dell’artigianato.

Ecco perché in fondo, quando negli uffici commerciali Pittarc hanno ricevuto la telefonata con cui si chiedeva del filo per realizzare un’opera d’arte, hanno pensato che fosse una richiesta del tutto normale. E non deve quindi stupire se oggi i fili PITTARC, che da sempre sono al servizio della fantasia dei saldatori di tutto il mondo, siano riusciti a conquistarsi uno spazio alla Biennale di Venezia.

In questo ha avuto un ruolo importante anche la Fondazione Gruppo Pittini, che ha contribuito all’acquisto della fornitura dei fili Pittarc necessari per questa realizzazione.

L’artista dell’opera Arcangelo Sassolino

I fili sono stati infatti scelti dall’artista Arcangelo Sassolino nella sua personale interpretazione dell’opera di Caravaggio “Decollazione di San Giovanni Battista” dipinta nel 1608 e conservata nella Concattedrale di San Giovanni a La Valletta.

L’intento dell’artista vicentino è quello di collegare le antiche narrazioni bibliche con la cultura contemporanea. Sassolino ha voluto affrontare attraverso il linguaggio della scultura contemporanea la brutalità e la tragedia dell’esecuzione di Giovanni Battista.

Per farlo si è servito del filo per saldatura SAW a marchio PITTARC, nello specifico il S2SI, diametro 4,0mm, indispensabile per creare l’impatto scenico su cui è imperniata l’intera installazione ospitata al Padiglione di Malta. Sassolino ha applicato la tecnologia dell’induzione per trasformare l’acciaio da 0 a 1500°C in un istante, creando così una vera e propria pioggia di acciaio fuso. Queste gocce incandescenti squarciano così l’oscurità creando una luce intensa, ma allo stesso tempo precaria ed effimera. L’artista, in questo modo, è riuscito così a liberare la scultura dalla forma.

Un’esperienza che può essere vissuta pienamente alla Biennale di Venezia, nel padiglione di Malta fino al prossimo 27 novembre.